“La parola a”: intervista a SLOWEB

Perché la responsabilità digitale è così importante oggi? Lo abbiamo chiesto a Pietro Jarre, uno dei fondatori di Sloweb, associazione non profit nata per promuovere l’uso responsabile degli strumenti digitali.
Pietro Jarre

22 Marzo 2023

Perché la responsabilità digitale è così importante oggi? Lo abbiamo chiesto a Pietro Jarre, uno dei fondatori di Sloweb (www.sloweb.org), associazione non profit nata per promuovere l’uso responsabile degli strumenti digitali.

Che cosa si intende per responsabilità digitale?

Il web è una straordinaria avventura tecnologica e una grande opportunità, per questo chiama a un’assunzione di responsabilità: le nostre scelte digitali, in particolare quelle delle organizzazioni, contano, hanno impatto. Da alcuni anni si parla di “Corporate Digital Responsability”, l’insieme di pratiche e principi che permettono a imprese, pubblica amministrazione ed enti sovranazionali di usare le tecnologie digitali in modo socialmente, economicamente e ambientalmente responsabile.

Affrontiamo il tema ambientale: come si può coniugare web e sostenibilità?

Cito un dato: il solo uso della Rete (senza cioè considerare la costruzione dell’infrastruttura fisica e il suo smaltimento quando obsoleta) genera il 5-10% delle nostre emissioni di CO2 in atmosfera. L’aspetto inquietante è che questo consumo di energia è in crescente aumento. Cosa si può fare da subito? Almeno due cose. A livello degli utenti si tratta di evitare i comportamenti digitali ambientalmente insostenibili (troppa messaggistica, produzione senza limite di immagini e foto, archiviazione di dati inutili). A livello dei professionisti del web bisogna passare a una logica di sviluppo digitale attenta non solo alle sue performance ma anche ai suoi consumi. Ad esempio, esistono oggi soluzioni progettuali per siti e applicazioni web efficaci e allo stesso tempo attente al risparmio energetico…

C’è un’altra risorsa che il web consuma sempre più: il nostro tempo

Essere digitalmente responsabili significa porre e porsi dei limiti nell’uso delle nuove tecnologie, che – lo ribadisco – sono affascinanti e rivoluzionarie, ma allo stesso tempo invasive. Il tempo individuale passato davanti a device tecnologici è passato in 25 anni da 3 ore al giorno a oltre 7 ore.

C’è un terzo ambito della responsabilità digitale, quello sociale; cosa vuol dire?

Il web è uno strumento che può aumentare l’inclusione sociale e il rispetto della persona o all’opposto esasperare situazioni di esclusione e pregiudizi negativi. Anche in questo caso abbiamo davanti a noi delle scelte: possiamo sviluppare applicazioni e pratiche digitali che aiutano chi è svantaggiato sul web (un anziano, un ipo-vedente, una persona poco scolarizzata) oppure non preoccuparcene; possiamo creare ambienti digitali che tutelano il potere dei consumatori oppure creare grandi monopoli della tecnologia informatica dove il singolo e le comunità contano ben poco.

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