La città ospita una delle sedi di ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale), l’ente a cui è delegata la previsione, prevenzione e tutela nel campo dell’ambiente. A Ivrea, con circa 70 persone e un concentrato di tecnologie e laboratori, è un’eccellenza, come abbiamo appreso dal Direttore Tecnico Regionale, Giovanni d’Amore, e dalla Responsabile della sede locale, Laura Anglesio.
Innanzitutto presentiamo Arpa Ivrea a chi ci legge.
Il presidio eporediese assomma due anime. In primo luogo, è la sede della direzione del Dipartimento Rischi Fisici e Tecnologici, la struttura di ARPA Piemonte che controlla su tutto il territorio regionale i rischi derivanti dall’esposizione a radiazioni, effettuando verifiche sul corretto utilizzo dell’energia e sui rischi in impianti industriali.
Presso la sede di Ivrea ci occupiamo di radiazioni ionizzanti e non ionizzanti. Le prime sono riconducibili alla radioattività di origine naturale, quale il radon presente nel suolo o nei materiali da costruzione, e a quella di origine artificiale, dovuta all’impiego di sorgenti nell’industria, in medicina e nei siti nucleari dismessi (centrale di Trino Vercellese, sito ex Eurex di Saluggia e sito ex Fabbricazioni Nucleari di Boscomarengo). Tra le radiazioni non ionizzanti sono comprese le radiofrequenze emesse da impianti per telecomunicazioni (ad esempio, stazioni radio base per telefonia mobile e trasmettitori radiotelevisivi) e ai campi elettrici e magnetici a bassa frequenza emessi dagli elettrodotti.
Il controllo delle radiazioni avviene tramite reti di monitoraggio che coprono l’intero territorio regionale, sopralluoghi e verifiche con misure in campo dell’esposizione alle sorgenti e analisi di laboratorio.
In secondo luogo, la sede di Ivrea realizza le attività proprie di ARPA di controllo e monitoraggio per fattori di inquinamento di tipo chimico e biologico su scala locale: nel territorio del Canavese effettuiamo il monitoraggio constante dell’ambiente (acque, aria e suolo); svolgiamo attività ispettive sulle potenziali fonti inquinanti (siti sensibili, industrie, ecc.) e gestiamo anche un Servizio di Reperibilità per emergenze ambientali attivo 24 ore su 24.
L’ambiente è il cuore del vostro lavoro: come sta quello canavesano?
Il Canavese gode di buona salute ambientale. Ce lo confermano i dati che raccogliamo regolarmente su tutto il territorio.
Se entriamo nello specifico, la qualità dell’aria è buona in virtù di due fattori: le condizioni meteorologiche locali, con la presenza di venti, e l’assenza di vasti centri urbani, condizioni che non si trovano nelle grandi aree metropolitane della Pianura Padana, afflitte da seri problemi di inquinamento atmosferico.
Per quanto riguarda il suolo, non sono presenti particolari situazioni di degrado o rischio.
Infine le acque, bene di cui è ricco Canavese. Tra i molti laghi del territorio, i tre maggiori (Viverone, Candia, Sirio) sono balneabili, il che è un’ottima notizia. Meno positivo è il fenomeno dell’eutrofizzazione delle acque lacustri (l’alta concentrazione di microalghe dovuta alla presenza di nutrienti quali azoto e fosforo rilasciati in passato dall’uomo). L’eutrofizzazione uccide nel tempo le altre forme di vita presenti nei laghi in quanto le microalghe consumano l’ossigeno disciolto. Stiamo monitorando il fenomeno e valutando interventi sperimentali per la riduzione dell’eutrofizzazione, come già fatto nei Laghi di Avigliana. A parte situazioni episodiche di sversamenti di sostanze nocive dovuti ad azioni illegali o accidentali, abbiamo complessivamente risorse idriche “in salute” grazie a decenni di buone pratiche da parte di tutti (enti di controllo, imprese, cittadini). Anche il bacino di fiumi e torrenti presenta una buona qualità delle acque, ma la loro portata è in calo a causa degli effetti del cambiamento climatico e delle ricorrenti siccità. Risulta, pertanto, sempre più rilevante il controllo dei prelievi dai corsi d’acqua, ad esempio quelli per uso irriguo, che devono avvenire nel rispetto delle quantità autorizzate.
La vostra attività si basa su scienza e tecnologia: quali innovazioni vi hanno aiutato negli ultimi anni?
Facciamo una premessa: l’ambiente muta costantemente e cambiano anche i rischi a cui è sottoposto. In particolare, l’inquinamento da attività umana assume nuove forme, che noi dobbiamo individuare, monitorare, limitare. In questo, le nuove tecnologie e gli sviluppi scientifici sono fondamentali.
Oggi le sfide sono date da nuove forme di inquinamento quali il rilascio di nuove sostanze chimiche, i PFAS (una famiglia di più di 4.000 sostanze di sintesi, molto persistenti in ambiente e di diffuso utilizzo in prodotti commerciali), la dispersione delle microplastiche, che per le loro dimensioni (sono particelle inferiori al millimetro) possono entrare nella catena alimentare e permanere nell’organismo umano, e lo sviluppo di nuove tecnologie nelle telecomunicazioni, quali il 5G, che modificano le modalità di esposizione dell’uomo ai segnali elettromagnetici.
Negli ultimi anni, diverse innovazioni tecnologiche hanno interessato il nostro lavoro. Tra queste citiamo i continui sviluppi nelle tecniche analitiche che portano i nostri laboratori ad incrementare la capacità di rilevare quantità sempre inferiori di sostanze inquinanti nelle diverse matrici ambientali (suolo, aria, acqua). Inoltre, lo sviluppo dei sistemi di telecomunicazione e di piattaforme informatiche ha consentito una maggiore efficienza nell’acquisizione e analisi dei dati raccolti dalle nostre reti di centraline di rilevazione ambientale distribuite sul territorio. Questo consente di rendere disponibili e consultabili i dati ambientali con strumenti più efficaci per l’informazione a cittadini e istituzioni.
Quali innovazioni auspicate per il prossimo futuro in ARPA?
Un primo punto riguarda la maggiore connettività di dati e informazioni prodotti dalle diverse agenzie regionali del Paese. L’ambiente è uno solo e non rispetta i confini geografici. Oggi l’inter-operatività dei sistemi informativi attivi nelle diverse Regioni è insufficiente. Auspichiamo che questa frammentarietà venga superata: in un certo senso è un’innovazione che non riguarda solo aspetti tecnologici ma anche organizzativi e politico-istituzionali.
In ambito tecnologico, ci aspettiamo risultati interessanti dall’uso della robotica mobile a controllo remoto, cioè droni, rover terrestri e robot subacquei. Nel nostro settore le applicazioni sono innumerevoli, perché questa tecnologia risolve, tra l’altro, anche il problema di accedere a luoghi pericolosi per l’operatore o difficili da raggiungere. Abbiamo già iniziato le prime sperimentazioni con i droni per alcuni specifici impieghi. Infine, un’innovazione per noi fondamentale riguarderà il capitale umano. Abbiamo bisogno di costante formazione e di un ricambio generazionale del personale. Stiamo riprendendo a bandire concorsi pubblici dopo anni di blocco delle assunzioni e stiamo studiando nuove modalità di aggiornamento delle nostre competenze tecnico-scientifiche oltre a quelle già praticate.